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La famiglia Arlunno risiede a Ghemme, Alto Piemonte, sin dalla fine del XV secolo e ha tramandato i suoi poderi di generazione in generazione, insieme al rispetto per la terra e al forte sodalizio con il vino.
Quando nel 1969 il Ghemme diventa D.O.C., la famiglia reimpianta i vecchi vigneti, amplia l’estensione vitata e costruisce una nuova cantina. Una mossa rischiosa per quegli anni, quando la domanda di Nebbiolo, escludendo poche aree, non era affatto forte. Eppure Alberto Arlunno, alla guida dell’azienda dal 1981, ha sempre avuto un’incrollabile fede nel territorio natio, che in passato aveva goduto di vasta e meritata fama. Da Plinio il Vecchio a Stendhal, da Antonio Fogazzaro a Mario Soldati, in molti decantarono le terre agamine ed i suoi prodotti.
La complessità mineralogica del terroir di Ghemme è oggi considerata straordinaria: componenti africane, europee, oceaniche, crosta terrestre profonda e rocce del Supervulcano della Valsesia. Un’area che fa parte del Global Geopark Sesia Val Grande, iscritto nelle liste UNESCO come sito di valore universale, eccezionale per l’aspetto scientifico.
I vini risultanti hanno una loro personalità distintiva, più corposa di quella dei vicini di Gattinara, forse leggermente più tannica e lenta ad evolvere, ma ampia e solida quando matura bene.
Cantalupo offre differenti Ghemme: Cantalupo Anno Primo; la selezione invecchiata in botte Collis Carellae; Collis Breclemae – forse il vino più conosciuto della denominazione –; Signore di Bayard, dallo stile più internazionale, affinato in barrique. Offre anche vini più freschi e fruttati come Carolus, Il Mimo, Primigenia, Villa Horta e Agamium. Anche se gran parte della produzione si esprime con il vitigno Nebbiolo, non viene trascurata la valorizzazione dell’autoctona Vespolina, nonché del Greco di Ghemme.
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