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Regione | Piemonte |
MOSCATO D'ASTI
D.O.C.G.
Note di degustazione
Il Moscato è sempre stato un ottimo compagno dei dessert; si abbina con tutti i prodotti di pasticceria, biscotti e paste secche; è anche perfetto l’ abbinamento con alcuni formaggi neutri o non troppo forti; il moscato si presta molto bene anche per condire gelati e sorbetti, nonché per la preparazione di macedonie di frutta e gustosi coktails e long drinks a bassa gradazione. Il Moscato è per tradizione il vino delle feste e dei brindisi, capace di suscitare allegria e di accendere il buon umore quando si è infelici. La sua dolcezza ed il suo profumo lo rendono ottimo per accompagnare tutti i momenti felici e gioiosi della vita, dai compleanni ai matrimoni. Il prodotto va servito preferibilmente ad una temperatura di 5 – 6 ° C
Cenni storici
Vino bianco dolce e aromatico, il Moscato è un vitigno molto antico dalle nobili origini. I documenti più antichi che citano la coltivazione del Moscato in Piemonte risalgono ai primi anni del 1300. Il termine “Moscato” compare proprio nel Medio Evo con il significato di “profumato”. All’origine la parola si riferisce ad un’essenza utilizzata nelle più pregiate profumerie. Nel 1606, Giovanni Battista Croce, gioielliere di Casa Savoia ed anche buon conoscitore della realtà vitivinicola del Torinese, nella sua opera “Della eccellenza e diversità dei vini che nella Montagna di Torino si fanno” enumerava i tipi di uve “più eccellenti” presenti nella fascia collinare circostante la città. Fra le uve bianche segnalava il “moscatello nostrale” e ne parlava come di un’uva diffusa, “da tutti conosciuta”, base del vino chiamato con lo stesso nome. Con il 1800, Canelli e Asti diventarono le città simbolo del Moscato. La prima si caratterizzò come capitale storica del Moscato bianco coltivato in Piemonte, ampiamente noto proprio come “Moscato bianco di Canelli”. Asti, città dalle forti radici enologiche, sede di importanti manifestazioni, di fiere, centro di commerci e di studi sul vino, divenne l’altro punto di riferimento per il Moscato. È questa città che anche oggi accorda al marchio di tutela il proprio nome e l’immagine del suo patrono, San Secondo a cavallo. Verso la fine del 1800, Canelli costituiva la principale area di coltivazione. Era seguita da Santo Stefano Belbo, Calosso, Strevi, Castiglione Tinella, Acqui Terme e Ricaldone. A questo punto il Moscato bianco, a seconda del tipo di vinificazione impiegato, diventò punto di partenza per due importanti percorsi. Da un lato portò alla nascita dell’industria enologica piemontese, dando vita all’Asti, il vino spumante aromatico più diffuso nel mondo. Grandi ditte spumantiere piemontesi legarono a questo prodotto la loro fama e il loro successo internazionale. L’altra via seguita dal Moscato bianco si identificò con una tipologia di vino delicatamente profumato, a leggera effervescenza, prodotto da piccole o medie aziende e distinto dalla denominazione Moscato d’Asti. Esiste ancora una terza strada: l’ appassimento. Le peculiarità di questo vitigno lo rendono idoneo anche per la produzione di ottimi vini passiti dolci intensamente aromatici, apprezzati per armonia e struttura. I successi del Moscato d’Asti continuano ad ampliarsi. La sua immagine è fortemente caratterizzata dal legame stretto con le colline, con le piccole realtà produttive ben identificate, impegnate ad ottenere livelli qualitativi molto elevati. Confrontandosi costantemente con le vicende sociali, economiche e di costume, dopo lunghi secoli di storia, il Moscato bianco continua ad essere un vitigno di riferimento per la viticoltura e l’enologia del Piemonte
Informazioni di base
Nome del prodotto
Moscato d’Asti
Vitigno
Moscato bianco di Canelli
Denominazione
Moscato d’Asti
Classificazione
D.O.C.G.
Colore
bianco
Tipologia
dolce ed effervescente
Paese/Regione
Italia – Piemonte
Alcool svolto
5 % vol
Zucchero residuo
circa 120 – 130 g/l
Acidità totale
circa 6 g/L
Vinificazione
Metodo
le uve vengono pressate senza diraspatura, dopo una macerazione pellicolare di circa 12 ore, effettuata direttamente nella pressa in presenza di enzimi; il mosto ottenuto viene successivamente illimpidito e fatto fermentare in autoclave sotto pressione, fino a raggiungere circa 5 gradi di alcool ed una sovrappressione di circa 1 – 1,20 bar, dopodichè viene raffreddato a 0° c per bloccare la fermentazione; segue una filtrazione, una stabilizzazione a freddo, una seconda filtrazione e per finire si arriva all’ imbottigliamento; il mosto viene filtrato solo 2 volte
Temperatura
14 – 15 ° c (durante la fermentazione) e 0 – -1° c (durante tutto il resto del processo)
Durata
circa 15 giorni
Malolattica
non effettuata
Affinamento
non effettuato
Età delle botti
Non utilizzate
Tipo di botti
Non utilizzate
Tipo di legno
Non utilizzate
Livello di tostatura
Non utilizzate
Percentuale delle botti nuove
Non utilizzate
Tempo in legno
non utilizzate
Tempo minimo in bottiglia
10 – 15 giorni dall’ imbottigliamento
Bottiglia
Peso bottiglia vuota
550 grammi
Potenziale d’invecchiamento
massimo 2 anni
Dimensione del turacciolo
28 x 42
Materiale del turacciolo
sughero
Tipo di bottiglia
Borgognotta nuova da 0,75 l
Vigna
% Uva/vitigno
100% Moscato
Terreno
marnoso, con argilla ed una grande dotazione di calcare e magnesio
Esposizione
sud – ovest
Metodo agricolo
inerbimento spontaneo, con 2 sfalci dell’ erba durante la stagione primaverile – estiva ed una lavorazione del terreno (ripuntatura con ripper a 3 denti) a 30 – 40 cm di Profondità, effettuata in autunno. Limitato uso di diserbanti e anticrittogamici
Anno di impianto
1977
Tipo di vendemmia
Manuale in cassette
Geolocalizzazione
Media collina
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